BARANO D’ISCHIA
Barano spiaggia MarontiSecondo comune dell’isola per estensione territoriale, con un territorio prevalentemente collinare, è rivolto, come quello di Serrara Fontana, a Sud. Alto fino a 287 m, con una superficie di 11,07 Kmq e poco più di 6.900 abitanti. E’ prevalente l’attività agricola. Sono tuttavia presenti importantissime risorse turistiche quali la spiaggia dei Maronti, le sorgenti termali di Nitrodi e Olomitello. Il paese è diviso in diverse frazioni quali Barano, Buonopane, Testaccio, Piedimonte e Fiaiano, Vatoliere, Molara, Schiappone, Chiummano e Cretaio.
IL PAESE: Barano si apre sulla piazza di San Rocco (è il nome della chiesa), che si affacia a sua volta su una terrazza volta verso il mare. La piazza si completa con la chiesa di San Sebastiano, protettore del paese, di stile barocco, essa stessa panoramicissima, un tempo sede conventuale.
L’AMBIENTE: Collina fresca d’estate, ventilata dalla brezza di mare dall’altitudine, che va dai 210 m del capoluogo ai 287 di Buonopane, con molte alture intermedie; una campagna ricca di vigneti e frutteti per i depositi vulcanici del monte Trippodi. Sorgenti salutari, come quelle di Nitrodi e Olmitello, con un panorama ampio che ossigena a fondo sguardo e umore.
Il nome Barano lo si trova per la prima volta in una lapide del 1374 che ricorda alcune opere del vescovo Bartolomeo Bussolaro. Incerta l’etimologia: secondo alcuni deriverebbe dall’espressione latina “contra moerorem”, secondo altri significherebbe invece “luogo delizioso”, altri ne identificano l’origine nella parola “balneum”, altri ancora nell’espressione “podere di Vario”. Alcune varianti utilizzate anticamente erano Borano e Varrano.
I primi colonizzatori di Barano furono i greci, che eressero presso la fonte di Nitrodi un ninfeo posto sotto la protezione delle ninfe e di Apollo, dio della bellezza e della salute. I più antichi reperti, pervenuti nel sito di Nitrodi, sono costituiti da bassorilievi (oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli), alcune iscrizioni marmoree, monete dell’Impero romano e cocci di utensili di uso giornaliero.
Inizialmente chiamato solo Barano, nel 1862 il Comune scelse di chiamarsi Barano d’Ischia si compone di diverse località: Vatoliere, Piedimonte, Fiaiano, Testaccio, Maronti, Buonopane dove in passato c’erano molti fornai. Buonopane è famosa anche per la sua acqua curativa della sorgente Nitrodi.
Tra Cultura, Arte ed Evasione…
CHIESA DI S. SEBASTIANO MARTIRE
La chiesa presenta tre navate, con una bella decorazione a stucco di gusto neoclassico. Vi sono alcune tele di alfonso Di Spigna e si può ammirare una Barano – Testacciostatua a mezzo busto di S. Sebastiano, risalente al sec. XVIII. Il campanile fu cotruito nel 1704. San Sebastiano è considerato il patrono del comune.
CHIESA DI SAN ROCCO
E’ il patrono del centro abitato di Barano. La chiesa risale al XVII se., all’interno si conserva una tela raffigurante la Madonna del Rosario.
BUONOPANE: CHIESA DI SAN GIOVANNIBATTISTA
E’, quasi certamente, la più antica parrocchia del comune (1537). Si può ammirare lo splendido quadro di San Giovanni attribuito alla scuola del Caravaggio.
SORGENTE DI NITRODI
Obbligatoria e’ la visita alla sorgente dalle acque salutari già ben nota agli antichi romani.
LA’‘NDREZZATA
Antica danza armata di grande ritmo e complessità si esegue per tradizione il 24 giugno ed il lunedi di Pasqua, ma è possibile assistervi anche in molte altre circostanze. Alla danza partecipano dai 16 ai 18 ballerini più i suonatori. Comanda il gruppo un “Caporale” che batte strofe e tempi.
TESTACCIO MADONNA DELLE GRAZIE
La cheisa e’ stata fondata nel 1748. Di particolare interesse sono la tela che pende sull’altare e quella sotto il soffitto e le statue lignee.
FIAIANO S. GIUSEPPE
La chiesa, volgarmente detta di S.Anna, sede della parrocchia di Maria SS. Madre della Chiesa, è stata fondata nel secolo scorso. All’interno vi si ammira Barano d’Ischia – Cantinauna tela raffigurante S.Giuseppe del secolo XVIII, attribuita a Nicolò De Simone.
LE CASE NELLA PIETRA
Questo lembo di terra, frequentato da Micenei e Fenici, colonizzato da vasai e contadini euboici, poi dominato dai Romani e Partenopei e infine da Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli, funestato spesso da scorrerie barbaresche, offre tutte le bellezze ed i vantaggi dei piu’ rinomati centri costieri di villeggiatura e, in più, alcune sorprese. Tra queste, le “case di pietra”, raro esempio di architettura rupestre e significativa testimonianza di sfruttamento “ecologico” della natura, cioè di adeguamento ad essa. Scavare un asso per ricavarne un’abitazione o un cellaio significava volontà di vivere in simbiosi con la natura, di valorizzarne e sfruttarne ogni possibilità, di accordarsi ai suoi ritmi e tempi. “Case di pietra” possono essere ammirate in tutto il territorio isolano, ma segnatamente nella zona che va da Serrara a Forio, tutt’intorno al massiccio dell’Epomeo. Scavate ne tufo più o meno dolce, verde o di altro colore, sono principalmente adibite ad abitazioni rurali, talvolta addirittura permanenti, hanno forme e dimensioni diverse, e testimoniano l’abilità e l’inventiva dell’artefice. Questi massi, caduti dall’Epomeo e scavati con mano sapiente, rappresentano una testimonianza di perfetto connubio tra l’uomo e l’ambiente, segno perenne di intelligenza, di rispetto per le cose, di spirito di iniziativa. A chi voglia saperne di più suggeriamo l’esaustivo “Le case di pietra” di N. D’Arbitrio e L. Ziviello, S:E:N:, Napoli, 1982